Cultura popolare
Nei libri di storia la Valle di Susa è ricordata principalmente per il passaggio degli eserciti e dei loro generali, e come avamposto fortificato. La sua storia, però, non è solo quella di Annibale, di Federico Barbarossa e di Napoleone. È la storia degli uomini e delle donne che l'hanno abitata, lavorando la terra e interagendo con la montagna.
Oggi i tempi sono diversi e la valle è cambiata, ma è comunque viva e attiva la sensibilità di coloro che, attraverso il recupero di luoghi e tradizioni, desiderano trasmettere alle generazioni future il sapere di quelle passate.
Cultura materiale
"Nove mesi d'inverno e tre mesi d'inferno" dicevano i nostri nonni, a testimoniare le difficoltà di vita e di lavoro in un ambiente severo come quello alpino. Ciò ha stimolato in essi un forte istinto di sopravvivenza ed una grande forza di adattamento. Per millenni l'uomo si è adoperato nel tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro: indispensabili la perfetta conoscenza dell’ambiente che lo circondava e delle materie prime a sua disposizione, e una buona dose d'ingegno per adattarle alle sue esigenze.
Tradizioni
Fortemente legati alle proprie tradizioni, i valsusini sono riusciti sapientemente a conservarle fino ai giorni nostri: le feste patronali, i carnevali storici, i riti legati al solstizio d’estate rappresentano la sopravvivenza di culti lontani. La “Danza delle Spade” e gli Spadonari, la Puento di Chiomonte, il Branc di Meana, il Bran di Giaglione sono espressioni di rituali pagani legati alla rinascita della primavera successivamente assorbiti dalle tradizioni cristiane e rappresentano ancor oggi un momento importante per le comunità che le mantengono vive.
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Luoghi
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