Chiesa parrocchiale di S. Antonino martire
Sant'Antonino di Susa
La chiesa parrocchiale fu costruita nell’XI secolo e donata dal marchese Enrico e la consorte Adalena (Adelaide) di Susa nel 1043 ai monaci agostiniani di S. Antonino nella diocesi francese di Rhodes. Essi vi fecero erigere un monastero che governò i due terzi dell’intero territorio santantoninese per quasi tre secoli, fino al 1297 quando la chiesa - e i beni - passarono sotto il controllo giuridico e pastorale dell’abate di S. Michele della Sacra, dopo un conflitto con gli abati di S. Giusto di Susa per il controllo del territorio durato 50 anni, con l’intervento diretto dei vescovi francesi della Moriana e dello stesso Papa.
Il primo parroco secolare - non dipendente da un monastero - di cui è conservata documentazione fu Andrea Calcagni che l’ebbe nel 1539 da Papa Paolo III. La parrocchia ha goduto fin dalla sua fondazione dell’immunità fiscale e giuridica, possedendo redditi diretti - terre e boschi dati in affitto - e indiretti, ovvero i diritti feudali derivanti dell’uso che i cittadini fecero del beneficio parrocchiale. Il parroco era dunque anche Conte cioè «corredato della spirituale e temporale giurisdizione sovra gli abitanti» salvo la pena di morte e l’obbedienza alle consuetudini giuridiche del tempo.
Una parte di questi diritti feudali vennero affrancati il 21 giugno 1599 con atto notarile, un’altra parte decadranno di fatto nel secondo dopoguerra. Quando, il 22 novembre 1778, il primo Vescovo della diocesi fece il suo ingresso a Susa, a Sant’Antonino era parroco don Vittorio Bertini, a lui era affidata la cura pastorale di due terzi del territorio e di circa 800 anime. Ora al parroco è affidato tutto il territorio con una popolazione di poco più di 4.200 abitanti e un patrimonio terriero assai più modesto.
È una delle chiese romaniche più antiche della Valle di Susa, benché solo il campanile restaurato nell’estate del 2001 conserva ancora quasi intatto lo stile originario; l’edificio è orientato verso est - ovest, ha tre absidi curve e fianchi ornati da lesene e archetti pensili. Dell’antica costruzione sono conservate importanti tracce negli archetti dell’abside meridionale formati da una cornice di mattoni a «denti di sega» correnti tra due listelli e da una serie di mattoni sottili disposti ad angolo, in modo da formare una elegante linea a zig-zag. Tre ampie monofore si aprono nell’abside centrale e una più piccola nelle laterali.
L’edificio fu decurtato di 14 metri nel 1698 poiché versava in cattive condizioni lasciando spazio all’attuale sagrato, nella stessa epoca venne rifatta buona parte della copertura della navata centrale. Nei due secoli successivi fu rifatto il pavimento e trasferito il cimitero, un tempo collocato nel «cortile della absidi», furono costruite - addossate alla struttura - le cappelle laterali e il battistero. La facciata a capanna spezzata fu costruita tra il 1930 e il 1931, non è da escludere la presenza di un’antica cripta sotto il presbiterio.
Recentemente sono stati rinvenuti e restaurati, sul fianco destro della chiesa e nelle absidi interne, alcuni affreschi di notevole pregio ed interesse. All’esterno una Crocifissione, una Tentazione di sant’Antonio e un san Michele Arcangelo attribuiti al maestro di S. Bernardino di Lusernetta (XV secolo). Nell’abside maggiore, frammenti di figure di santi realizzati all’inizio del Cinquecento mentre nell’abside destra una bella «Pala» dedicata al tema dell’Annunciazione, Crocifissione con la Vergine e san Giovanni, figure di santi (tra questi santa Brigida d’Irlanda) databili tra XIV e XV secolo e un richiamo a sant’Agata nel velario del XII secolo. Nell’abside sinistra sono stati portati alla luce un altare e alcuni lacerti affrescati di età romanica.
Tra gli arredi interni si citano, in particolare, la pala all’altare maggiore raffigurante l’Addolorata, assegnabile alla fine del XVII secolo e prossima allo stile di Sebastiano Taricco e, nella navata destra, la tela della prima metà del Seicento raffigurante il Cristo crocifisso e la statua della Madonna del Rosario (inserita nell’altare omonimo), databile alla metà del Settecento, avvicinabile a quanto prodotto negli stessi anni dagli scultori in legno attivi per la corte sabauda.
Il campanile ha pianta quadrata, è alto 29 metri, ha sette piani e quattro lesene laterali. Fu costruito nella seconda metà dell’XI secolo, ma già nel 1739 fu sostituita l’antica cuspide e i solai interni. Nel 1763 fu collocato l’orologio meccanico, nel farlo si rese necessario tamponate le trifore del penultimo piano e in seguito - al fine di consolidarne la struttura - quelle del terzo.
Informazioni e orari
tel: 0119649091
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